Una cinquantina di persone hanno partecipato il 17 settembre 2019 alla serata presso l'AIS Brescia in cui Luca Formentini presentava la sua azienda.
E' stata una serata istruttiva e familiare, didattica e dinamica. Luca non ha bisogno di prepararsi per questo genere di evento, una volta che prende parola trasporta il pubblico nel suo mondo fatto di venti, profumi, ricordi, oltre che di dati e fatti.
I partecipanti sono curiosi e formulano domande già da subito: come si emerge, come ci si differenzia oggi in una realtà del genere?
La famiglia Formentini produce vino da cento anni: esperienza e amore per il proprio lavoro (o missione) sono fondamentali.
Luca ricorda che trent'anni fa il Lugana era un vino difficile, duro, il graspo veniva macerato, i vinaccioli schiacciati, il vino doveva fare per forza la malolattica per risultare più gradevole al palato. In quel periodo, molti preferivano il San Martino, che allora aveva una superficie vitata pari a quella del Lugana. Poi è arrivata la pressatura soffice, il turismo, si è iniziato a preferire il Lugana per vari motivi, tra cui la longevità e la maggior produzione per ettaro. Il San Martino è comunque un vino che a molti è rimasto nel cuore, primo tra tutti proprio Luca, che ha ricordato quando da non ancora adolescente, andava ad aiutare a vendere quel vino in un chioschetto sotto la torre di San Martino, nelle domeniche d'estate, ai turisti che si avventuravano nelle dolci colline moreniche alla ricerca di un po' di storia. L'affetto dovrebbe essere reciproco, in quanto la Selva Capuzza ha sempre coltivato questo vitigno, il Tuchì, contribuendo a salvarlo dall'estinzione.
La degustazione comporta due mini-verticali di Lugana Selva (annate 2018, 2013 e 2011) e San Martino della Battaglia (annate 2018,2015,2006)
Il filo conduttore dei vini sarà la sapidità, la mineralità e l'eleganza.
Il Selva 2018 ha una bella nota di fiori bianchi, che scompare nel 2013, lasciando posto a erbe agrumate, zafferano, un accenno di idrocarburo quasi salato. Il 2011 stupisce per la nota amaricante e mandorlata. Vini consistenti, pieni, da abbinare a un piatto fresco per compensare il tutto.
Passando al San Martino 2018, si nota un naso meno potente ma un corpo notevole. Il 2015 è già poesia, naso articolato, delicato in bocca, note vegetali ed erbacee che si intrecciano con punte balsamiche. Il 2006 ha lasciato i partecipanti piacevolmente colpiti: la maturazione è arrivata ad un momento estremo, profumi di arachidi tostate, nocciola, bocca intensa e straordinariamente pulita.
Abbiamo finito in dolcezza con il nostro passito “Lume”: sempre da uve Tuchì, annata 2015, tutto un mondo di profumi in un bicchiere. Perfettamente bilanciato tra dolcezza e acidità, presenta note di zagara, frutta cotta, mallo di noce, asparago. Dopo qualche minuto esce anche una nota più medicinale, un'evoluzione rapida nel bicchiere che ti fa davvero pensare di avere in mano un calice perfetto, dai mille profumi inebrianti.
Grazie all'Ais per il continuo sostegno e a tutti coloro che hanno partecipato alla serata.